Cecilia è rientrata dal Madagascar, dove ha seguito l’avvio del nuovo progetto “Les enfants citoyens” a Manakara. È passata in ufficio e ne abbiamo parlato insieme.
Ciao Cecilia, bentornata!
Ti aspettavamo per un aggiornamento sul nuovo progetto che hai seguito a Manakara
Ufficialmente Les enfants citoyens, il nuovo progetto finanziato da FAI – Fondation Assistance Internationale per i bambini della città di Manakara, è iniziato nel mese di luglio, ma come tutto in quest’anno così difficile, si è scontrato con le indicazioni e le misure messe in campo dal Governo malgascio per ridurre il più possibile il diffondersi del Covid19.
Questo progetto vede RTM impegnata in una città dove siamo presenti dal 2007, in particolare in ambito sanitario: da anni quindi a Manakara vi è una équipe che ogni giorno lavora per e con la Comunità. Questo ha permesso di iniziare alcune attività di sensibilizzazione e distribuzione del materiale necessario per l’igiene delle mani già prima della riapertura delle scuole a ottobre.
Les enfants citoyens interessa 10 scuole del ciclo didattico primario, per un totale previsto di 4.000 bambini, ma che già dal mese di dicembre ne ha raggiunto circa 6.000.
Come per ogni nuovo progetto, i primi mesi si sono caratterizzati nel definire impegni e relazioni con le varie istituzioni coinvolte, in particolare la Direzione Regionale dell’Educazione, il Ministero della Popolazione, Tribunale e Giudice dei Minori, Unicef, Rete per la protezione dell’Infanzia e i Direttori delle Scuole; in parallelo a questa parte istituzionale con la riapertura delle scuole sono iniziate anche le varie attività previste.
E quali sono state le principali?
Tra dicembre e gennaio abbiamo distribuito circa 6.000 kit con il materiale necessario ad affrontare l’anno scolastico: un’attività che in altre zone siamo abituati a fare, ma nuova per l’equipe di Manakara. Dopo la prima scuola abbiamo perfezionato la capacità organizzativa, cercando di porre attenzione anche alle condizioni dei bambini che, in piedi e sotto il sole del mese di gennaio di Manakara (e quindi in piena estate), dovevano aspettare di essere chiamati per ritirare il kit.
Abbiamo inoltre iniziato le attività relative all’obiettivo principale del progetto, ovvero il “Diritto di Cittadinanza”, con la Sensibilizzazione sull’Atto di Nascita e la costituzione dei dossier dei bambini privi di atto di nascita, in preparazione alla prima udienza del 19 febbraio per la registrazione in via retroattiva delle nascite. In generale nel Paese sono tantissimi i bambini che non sono registrati all’anagrafe e quindi non esistono. Per facilitare l’accesso all’istruzione, le scuole accettano anche bambini privi dell’Atto di Nascita, ma poi non possono sostenere il primo esame della loro vita, cioè quello per passare dalle classi elementari alle Scuole Medie… e questo è spesso il momento in cui si decide chi potrà proseguire in una vita con qualche diritto e chi invece resta ai margini, perché chi è impossibilitato ad avere una carta di identità non solo non può proseguire gli studi, ma di fatto anche avere un posto di diritto nella Comunità.
Il 19 gennaio siamo riusciti ad organizzare il Convegno di presentazione del progetto in presenza, rispettando tutte le regole igieniche e di distanziamento previste dalle normative malgasce associate alle normative italiane… e il tutto si è svolto effettivamente nella massima igiene possibile!
Com’è andata? Ormai sono diversi anni che collabori sui progetti in Madagascar, cosa ti ha colpito nell’avvio di questo nuovo progetto?
Insegnanti e direttori ci hanno chiesto di inserire nelle attività formative previste per migliorare le loro competenze le formazioni sull’educazione inclusiva dei bambini con handicap, sia fisico che mentale. Questa è una tematica che proprio RTM aveva portato a Manakara nel 2014 nell’ambito di un progetto sanitario. È diverso tempo che frequento il Madagascar, ed è la prima volta che ho visto praticamente in tutte le scuole e in tutte le classi anche bambini con difficoltà e li ho visti ben inseriti con i compagni. Questo è segno che qualche cosa, e di non così piccolo, che abbiamo portato coi nostri progetti negli anni è stato recepito.
Mi ha colpito la buona collaborazione con le istituzioni, non sempre proprio scontata, ma sulla quale da sempre Volontari nel mondo RTM ha impostato tutto il suo operato. In particolare con la Direzione Regionale dell’Educazione, che da subito ha messo a disposizione il suo personale, per lavorare come un unico gruppo che si adopera per migliorare la qualità educativa e i diritti di quelli che oggi sono bambini, ma un domani non troppo lontano saranno gli uomini e le donne di Manakara.
C’è una parola malgascia che da subito ha contraddistinto le riunioni e gli incontri “fiara-miasa” (lavoriamo insieme) ed è quello che i bambini, ma in particolare i genitori e gli insegnanti, hanno già percepito.
Si è cercato di trovare insieme le soluzioni per accogliere e favorire anche gli ultimi. Sono piccole cose che però danno coraggio. Diversi bambini, non iscritti a scuola, si sono presentati spinti dai genitori per ricevere il kit (probabilmente poi con l’intenzione dei genitori di vendere i quaderni per acquistare il riso della settimana); gli insegnati, la direzione didattica e l’équipe di progetto si sono confrontati e hanno deciso di tenere comunque i kit disponibili per loro, a fronte però di una partecipazione alle lezioni a far data dalla stessa giornata. Sarà poi il “fiara-miasa” fra insegnanti ed équipe che dovrà cercare di accompagnare con ancora maggiore attenzione questi bambini, ultimi fra gli ultimi. Intanto sono stati accolti nel loro cammino scolastico, poi speriamo di poterli portare per mano per più anni!
RTM