Bianca e Giovanna si trovano a Scutari come volontarie in Servizio Civile. Dopo cinque mesi dalla loro partenza le abbiamo intervistate e ci hanno raccontato questi loro primi mesi in Albania.
Ciao ragazze! Ormai sono passati 5 mesi dal vostro arrivo a Scutari… siete quasi a metà del vostro percorso! Raccontateci un po’ di voi e di come siete arrivate al Servizio Civile e a RTM.
Bianca: La mia prima esperienza è stata in Honduras, prima di completare la laurea triennale in Scienze Politiche e Internazionali, dove sono rimasta per due mesi in una piccola comunità sulla costa atlantica del paese. Il mio compito era quello di insegnare inglese ai bambini della comunità. Successivamente, ho intrapreso una magistrale in Cooperazione allo Sviluppo che mi ha dato la possibilità di trascorrere 6 mesi in Messico, grazie al progetto di Erasmus Mundus. Durante quel periodo ho svolto anche un’esperienza di tirocinio in un centro di Studi interculturali. Conclusa la laurea magistrale, ho preso parte al progetto dei Corpi Civili di pace in Bolivia. È stata un’esperienza molto intensa, che purtroppo si è dovuta concludere prima del tempo a causa dell’epidemia di Covid-19. Il rientro in Italia è stato molto difficile, non c’erano voli disponibili e sono dovuta rientrare con un volo organizzato dall’ambasciata francese. Tornata dalla Bolivia ho trascorso del tempo con la mia famiglia, ma quasi subito si è ripresentata la voglia di partire. Quando ho visto il nuovo bando del Servizio Civile, ho pensato che potesse essere una buona occasione per fare un’esperienza diversa dalle precedenti in un contesto nuovo come quello dei Balcani. Guardando tra le proposte disponibili, mi sono imbattuta nel progetto di RTM con sede a Scutari, Albania. Ho pensato che potesse essere l’occasione giusta per ripartire, ed eccomi qui!
Giovanna: Da sempre sono interessata all’ambito del volontariato, locale e internazionale. Mi sono laureata in triennale in Scienze per la Pace presso l’Università di Pisa, dove tuttora sto seguendo una laurea magistrale in Studi Internazionali. Inoltre ho partecipato al Servizio Civile Regionale in Italia, senza mai fare esperienze all’estero. Questa è la prima volta in un Paese fuori dall’Italia! Quando mi sono iscritta al bando del Servizio Civile nazionale, ho iniziato a cercare un’esperienza che non fosse troppo lontana da casa e in Europa. Guardando sul sito del Servizio Civile ho scoperto il progetto di RTM, e ho deciso di candidarmi.
Quali erano le vostre aspettative prima di iniziare questa nuova avventura?
Bianca: Non avevo aspettative particolari. Prima di partire, ovviamente, avevo letto molto bene il progetto e sapevo che tipo di attività avrei svolto. Ad oggi posso dire di essere stata ben accolta dalla comunità di Scutari, sono molto gentili verso gli stranieri, soprattutto italiani. Inoltre ho creato un bel rapporto con gli altri volontari, che mi permette di vivere l’esperienza più serenamente. Poi ci sono Benito e Ardit i nostri colleghi albanesi, che ci hanno accolto e coinvolto fin dal primo giorno.
Giovanna: Non avevo un’idea precisa, conoscevo a grandi linee le attività, avevo letto il progetto, ma arrivare sul campo è stata un’esperienza completamente diversa. Immaginavo che l’Albania fosse molto simile all’Italia degli anni 70/80: dopo quattro mesi qui posso assolutamente confermarlo! Hanno molta ammirazione per noi, e nonostante siano un popolo più chiuso rispetto al nostro per quanto riguarda i rapporti tra loro, sono molto aperti verso noi italiani. Una cosa che mi ha lasciata senza parole è stata vedere passare dei carretti tirati da muli o cavalli, che per molte persone, soprattutto più anziane, costituiscono il principale mezzo di trasporto. A volte sembra davvero di essere tornati indietro nel tempo!
Ora che siete arrivate a Scutari, quali attività svolgete all’interno del progetto?
Bianca: A Scutari svolgiamo sia lavoro d’ufficio che lavoro a diretto contatto con i beneficiari. In ufficio mi occupo prevalentemente della gestione dei social network e della preparazione del materiale per le attività. Per quanto riguarda il lavoro sul campo, mi sono recata in varie zone del nord dell’Albania per sostenere Benito e Ardit nell’implementazione di corsi di formazione per giovani interessati allo sviluppo rurale. Ad essere sincera, avrei voglia di fare più attività sul campo, ma mi rendo conto che in questa fase c’è più lavoro di preparazione. Posso ritenermi contenta dell’apporto che sto dando alle varie attività
Giovanna:Mi occupo del lavoro in ufficio e sul campo: leggo, scrivo e revisiono alcuni documenti, che in un secondo momento verranno sottoposti al controllo dei responsabili. Con Ardit, Benito e Bianca partecipo alle attività sul campo, per le quali mi occupo di organizzare i vari materiali da portare con noi.
Rapportarsi con una nuova cultura in un Paese straniero non è mai facile. Qual è stato il vostro momento di maggiore difficoltà?
Bianca: Il problema più grande è stato quello della lingua. Quando sono arrivata a Scutari, non conoscevo la lingua e mi sentivo isolata. Ricordo un episodio in particolare: stavo facendo un viaggio in macchina con altri ragazzi albanesi che per tutta la durata del tragitto hanno parlato tra loro in albanese, senza che io riuscissi a comprendere nulla. Mi sono sentita molto a disagio perché non capivo i loro discorsi e non riuscivo ad interagire. All’inizio è stato un po’ difficile, ma col tempo ho iniziato ad imparare la lingua ed è andata molto meglio!
Giovanna: Sicuramente l’impatto linguistico. In Albania le persone parlano tanto, possono stare anche ore intere a parlare tra loro in un albanese velocissimo. All’inizio è stato molto difficile perché conoscevo giusto qualche parola, e chiaramente non avevo le competenze necessarie per comprendere un discorso. Adesso va meglio, sto imparando la lingua e riesco ad interagire con più persone. Una cosa che mi ha aiutata molto a superare lo shock linguistico è stata che tutti conoscessero un po’ d’italiano.
Pensi che il progetto possa davvero essere utile per i giovani albanesi?
Bianca: Si. Questo progetto permette ai giovani di creare contatti con i propri coetanei, costituendo una vera e propria rete di persone interessate alle stesse tematiche e con voglia di mettersi in gioco.
Durante i corsi di formazioni che abbiamo portato avanti nelle diverse zone del progetto, i ragazzi hanno avuto modo di scambiare idee e di riflettere sulle opportunità messe a disposizione dal territorio. SI tratta di una bella opportunità per loro che sta insegnando molto anche a noi
Giovanna: Si, penso che possa essere davvero utile perché permette ai giovani di creare una fitta rete di conoscenze, cosa non scontata. La collaborazione tra giovani è molto importante, ed è ciò a cui il progetto mira perché può far partire un processo di cambiamento nei giovani e permettere che le idee circolino tra loro. Non è facile, ma è normale che sia così all’inizio; i cambiamenti richiedono sempre tempo e pazienza.
Quali consigli dareste ad una volontaria in partenza con il Servizio Civile?
Bianca: Ad una volontaria in partenza consiglierei di venire con una mente aperta e di farsi prendere dalla cultura locale, senza lasciarsi spaventare dalle differenze culturali e sociali che possono esserci. Consiglierei anche di essere propositivi perché qualche volta le idee vengono accolte.
Giovanna: Ad una volontaria in partenza consiglierei di partire con la mente aperta, di non avere pregiudizi e di non farsi intimorire dall’esperienza e di viverla al meglio perché è una bellissima opportunità. Non ci si deve scoraggiare, ma impegnarsi al massimo e rimanere sé stessi perché l’ambiente lavorativo è bello e coinvolgente.
Grazie ragazze, buon proseguimento!