Albania, Volontariato

RIENTRO BIANCA E GIOVANNA

Bianca e Giovanna sono rientrate dopo un anno in Albania con il Servizio Civile. Sono passate a trovarci e ci hanno parlato della loro esperienza
BIANCA

Bentornata Bianca. Come va? Come è andato il rientro?
Tutto bene! Il rientro è stato particolare, ho vinto una borsa di ricerca e sono passata dall’Albania ed una nuova città… sarò per sei mesi a Firenze (nuova casa, nuovo lavoro, nuove abitudini…)

 Di cosa ti sei occupata?
Sono stata in Albania per quasi un anno con il Servizio Civile, con delle mansioni ben strutturate. Soprattutto mi sono occupata della comunicazione e visibilità in un progetto di attivismo giovanile in campo rurale. È stato molto stimolante, per me una piccola sfida. Era un ambito nuovo, ho sfruttato i primi tempi in cui ero meno operativa per imparare, studiare nuovi programmi. Ho acquisito una nuova competenza, inaspettata. In seguito mi sono occupata anche della reportistica e del monitoraggio, all’inizio affiancata dal nostro OLP (operatore locale di progetto di Servizio Civile) ma poi sono diventata autonoma.

Come è andata?
È stato bello mettersi in gioco. Mi aspettavo di fare più attività sul campo, ma in realtà in questi mesi ho acquisito molte più competenze che mi saranno utili in molti più campi.
Ho avuto modo di confrontarmi con miei coetanei che si impegnano nello sviluppo del proprio Paese, sono stati un esempio per me.
La prima parola albanese che ho imparato è stata avash avash, che è stata ripetuta più volte da un ragazzo mentre parlava della sua esperienza come imprenditore agricolo, durante il mio primo giorno in Albania.
Vuole dire “piano piano”, è stato un termine che mi ha accompagnato per tutto l’anno. Alcune cose vanno fatte con pazienza. Tendo a volere tutto e subito, ma certe cose richiedono tempo… come comprendere una lingua, una cultura, un nuovo ambiente.
Ripenso a come all’inizio mi sentissi spaesata, alla frustrazione di questa sensazione e a come, invece, solo dopo dieci mesi sia stato difficile per me lasciare quello che ormai era diventato il mio posto.

La difficoltà maggiore?
Sicuramente la lingua, ero abituata a contesti in cui riuscivo a essere più protagonista nelle attività.
Ma anche l’abituarsi a nuove persone, con storie e percorsi diversi e riuscire a creare dei legami.

 Una soddisfazione che hai ottenuto?
Sentirsi dire “Brava” sul lavoro!!
Ma anche riuscire a dialogare da sola con delle ragazze albanesi nell’ultimo weekend prima di partire.  Le avevo conosciute all’inizio, ed è stato inoltre bello che a distanza di mesi si ricordassero di me.

Quindi è stata l’esperienza che ti aspettavi?
Sì, è stato un bell’anno… in più si è creato anche un bel gruppo fra i ragazzi del Servizio Civile, eravamo in sette nel nord dell’Albania.

Un ricordo bello che hai?
Tanti… uno fra tutti andare a casa del nostro collega Benito. La madre e la cognata ci hanno insegnato a fare il Burek…. Ci siamo sentite in famiglia.

Cosa ti senti di consigliare alle nuove ragazze che partiranno per il Servizio Civile?
Buttarsi e essere sempre propositivi, di non avere paura di disturbare o essere di troppo.

E ora, i tuoi progetti per il futuro quali sono?
Ho vinto una borsa semestrale di ricerca a Firenze, ma spero poi di poter tornare in Albania e lavorare nella cooperazione, perché è lì che mi vedo.

GIOVANNA

Bentornata Giovanna. Come va? Come è andato il rientro?
Tutto bene! Il rientro è stato un po’ duro, mi è dispiaciuto tornare…anzi non volevo tornare!

Come è andata?
Bellissimo, un anno meraviglioso sia dal punto di vista umano che lavorativo. L’Albania si è guadagnata un posto nel mio cuore.

Di cosa ti sei occupata?
Ho fatto sia lavoro di ufficio che sul campo, a supporto dei colleghi in un progetto che coinvolge i giovani albanesi delle zone rurali del nord.
Abbiamo lavorato con ragazzi della nostra età e questo ci ha dato la possibilità di avvicinarci davvero alla cultura albanese, è stato come entrare in un mondo diverso attraverso “la scorciatoia sul retro”. È stato molto stimolante conoscere il Paese da questo particolare punto di vista, ci ha permesso di vederlo e viverlo veramente.

Quindi è stato come te lo aspettavi?
Sono partita non volendo avere aspettative. Sono arrivata come una tela bianca e sono tornata piena di colori. Penso che sia stato, in ogni caso, meglio e molto più bello di qualunque cosa potessi aspettarmi.

La cosa più difficile?
Mettersi in gioco cercando di superare l’ostacolo che crea la lingua. Ostacolo che col tempo è diventato il legame che ha fatto da ponte soprattutto verso i nostri colleghi ma anche verso il Paese in generale.

Una soddisfazione?
Avere imparato tanto, aver preso tutto quello che riuscivo. È stato un anno in cui non ho rimpianti.

Un ricordo bello che hai?
È difficile sceglierne uno… uno solo non basta. L’esperienza è fatta di tutti i ricordi, di tutte le persone che ho incontrato, luoghi che ho visto, cose che ho fatto. È stato troppo bello per racchiuderlo in un solo ricordo!

Cosa ti senti di consigliare ai futuri ragazzi in Servizio Civile?
Essere se stessi, può sembrare banale, ma è quello che direi a me stessa: andare senza paura e impegnarsi. Avevo un po’ paura, di tutto e di niente… paura di non essere pronta soprattutto ma in un qualche modo si è sempre pronti.
Il servizio civile all’estero è una grossa esperienza di crescita personale, molto più che farlo in Italia. È uscire dalla propria comfort zone, è provare a sfidarsi. Vivere e lavorare in un altro Paese è una bella sfida, si scende a compromessi con se stessi e con gli altri, ci si scopre. Ed ho imparato che è proprio nelle difficoltà che ci si scopre e ci si riscopre.

E ora, i tuoi progetti per il futuro quali sono?
Ritorno nei Balcani per una Summer School in Bosnia sul cambiamento climatico. Spero che il mio cammino continui nei Balcani, un pezzo di Europa così vicino ma anche così lontano. Poi mi devo laureare e consolidare per bene la mia strada!

Grazie ragazze, in bocca al lupo!!

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