Giulia e Florinda sono rientrato dopo un anno in Albania con il Servizio Civile. Sono passate a trovarci e ci hanno parlato della loro esperienza
GIULIA
Bentornata Giulia. Come va? Come è andato il rientro?
Il rientro è andato bene, anche se ci ho messo un po’ a riabituarmi… ormai sono tornata da una ventina di giorni, perché abbiamo dovuto fare la quarantena una volta arrivate in Italia.
Di cosa ti sei occupata?
All’inizio sono soprattutto andata con Ardit e Benito, due colleghi Albanesi, per fare le valutazioni dei vari interventi terminati (stalle, caseifici, ecc..) o per fare sopralluoghi sull’andamento dei lavori.
Sono laureata in Produzioni Animali, è stato molto bello poter a volte dare consigli, anche se in realtà sono sicuramente io quella che ha imparato di più.
Negli ultimi mesi ho più lavorato in ufficio e aiutato nella gestione del progetto, in particolare nelle interviste telefoniche a seguito del Covid. Nella prima fase della pandemia era stato predisposto un questionario per valutare come stavano e come prevedevano influisse sulla loro attività, dopo alcuni mesi li abbiamo ricontattati per verificare come stessero andando le cose rispetto alle loro previsioni.
È stato come ti aspettavi?
Devo dire che non avevo grandi aspettative, pensavo di fare più attività sul campo… ma tra covid e l’essere arrivata tra due progetti questo aspetto un po’ mi è mancato. Di contro però ho potuto assistere alla conclusione di un progetto e all’avvio di un altro.
L’Albania era come me l’aspettavo… ma c’ero già stata per quattro mesi per un tirocinio universitario.
Sicuramente è stato un anno “differente” come pensi abbia influito la pandemia rispetto alla tua esperienza?
Credo che sul lavoro alla fine non sia cambiato molto, le attività si sono comunque fatte anche se con modalità differenti.
Sicuramente il Covid ha influito sulla socialità, molte cose sono vietate e soprattutto noi volontari non le facciamo. Anche solo una banalità come condividere il momento del pranzo in ufficio.
Siamo stati anche in quarantena!
Una bella soddisfazione?
Quando durante le missioni sul campo i beneficiari mi chiamavano per nome e mi offrivano la raki invece del succo di frutta, come invece sono soliti fare con le donne.
La difficoltà più grossa?
Soprattutto all’inizio ero molto in soggezione, per il fatto di essere donna.
Poi sicuramente anche la lingua, non capire cosa dicessero… anche se a Scutari tutti parlano in italiano o in inglese.
Cosa ti ha lasciato quindi di questa esperienza?
Sicuramente più consapevolezza delle mie capacità e dei miei limiti.
Ho conosciuto tante persone che sono diventate “famiglia”, soprattutto Alberto e Florinda. In particolare Florinda, con cui ho condiviso quest’avventura del Servizio civile fin dall’inizio.
Un consiglio alle ragazze che partiranno a breve col Servizio Civile per l’Albania?
Partire serene, senza tante aspettative e lasciarsi sorprendere, l’Albania può sembrare simile a noi a prima vista.
Spero possa diventare “casa” anche per loro, ammetto che sono un po’ gelosa!
E ora, i tuoi progetti per il futuro quali sono?
Nell’immediato spero di tornare in Albania a settembre a trovare gli amici, i Balcani mi hanno affascinato.
Mi sono iscritta ad un master in Cooperazione, quindi se tutto va bene in autunno dovrei iniziare.
Quest’anno mi è servito per capire la vita che vorrei fare, vorrei rimanere nello sviluppo rurale ma nell’ambito della cooperazione internazionale!
FLORINDA
Bentornata Florinda. Come va? Come è andato il rientro?
Tutto bene, mi sono appena ripresa dai giorni di quarantena… mi sono dovuta ri-abituare al mondo italiano, che ora mi sembra diverso.
Sono felice e allo stesso tempo triste che sia finita, ma si sapeva!
Come è andata? Di cosa ti sei occupata?
Ho collaborato sulla nuova progettazione sempre nell’ambito dello sviluppo rurale, ma anche su uno studio di prefattibilità in un nuovo settore.
Sicuramente sono stata più in ufficio rispetto a Giulia, ma non è stato meno stimolante, ho avuto la possibilità di fare cose molto interessanti.
Una soddisfazione che hai ottenuto?
Dal punto di vista lavorativo, il giorno in cui è stato approvato il nuovo progetto… ma anche l’avvio di questo progetto, vedere attività che avevi scritto prendere forma.
Da un punto di vista personale scopri di essere più forte, di riuscire a superare anche i momenti di tensione. È un’esperienza che ti fa riscoprire in senso positivo.
Certamente è stato un anno difficile per stare lontano da casa…
Quindi è stata l’esperienza che ti aspettavi?
In parte sì, certo il Covid con quarantene e coprifuoco non era prevedibile, il resto invece è stato ben oltre le aspettative. Ho fatto più di quello che mi aspettavo…
La difficoltà più grossa?
A parte il Covid, la vita comunitaria, stare lontano da casa con pochi riferimenti… e sicuramente la pandemia ha esasperato anche questo aspetto. Certo non è facile, ma crei legami importanti.
Naturalmente c’è anche stata la preoccupazione per chi è a casa.
Un ricordo bello che hai?
I momenti con il personale locale, le belle giornate passate insieme al lavoro… ma anche le vacanze e i viaggi in Albania, un Paese meraviglioso.
I contatti con gli albanesi non sono tanti, è difficile conoscere bene qualcuno, con il Covid ancora di più. Ma il contatto umano con alcuni di loro è stato forte, hanno storie che ti colpiscono…
Cosa ti senti di consigliare alle nuove ragazze che partiranno per il Servizio Civile?
Non partire con preconcetti, non avere aspettative. Per fortuna la realtà è diversa e puoi aprirti a nuove scoperte.
Ascoltare tanto e buttarsi a fare cose, sfruttare appieno i mesi che si è li per conoscere e scoprire l’Albania.
Lo rifarei, senza ombra di dubbio!
Sono stata fortunata nel fare questa esperienza, ho imparato tanto, ripartirei domani.
E ora, i tuoi progetti per il futuro quali sono?
Spero di ripartire, vorrei fare qualche altra esperienza all’estero.
Adesso intanto spedisco curriculum e vado in vacanza!
Grazie ragazze, in bocca al lupo!!