Madagascar, Volontariato

RIENTRO MARTINA DAL MADAGASCAR

Martina è rientrata dopo un anno in Madagascar con il Servizio Civile. E’ passata a trovarci e ci ha parlato della sua esperienza
febbraio 2020

Bentornata Martina. Come va? Come è andato il rientro?
Bene, sono appena rientrata e quindi è ancora tutto un po’ strano, faccio fatica a mettere insieme Madagascar e Italia, è come se fossero due realtà separate, ma pian piano mi riabituerò.

Come è stato quest’anno di Servizio Civile?
È stato un percorso a più fasi. I primi 3/4 mesi ero piena di entusiasmo, ero eccitata dalla novità e avevo paura di perdermi delle cose, dovevo prendere il più possibile da questa esperienza che per sua natura ha una “scadenza”. Poi tutto quello che è nuovo diventa la tua quotidianità e inizi a vederlo in maniera più oggettiva, soprattutto rispetto anche ai problemi e alle criticità. Devi ricostruire le tue certezze, le tue amicizie, dare una normalità a questa tua nuova vita.
Ho esorcizzato e superato questa cosa viaggiando, uscendo da Tana, avevo bisogno di vedere cose belle. Ho imparato ad essere paziente soprattutto con me stessa. Questa è un’esperienza che fa uscire cose nuove di te, devi ascoltarti, ma anche imparare a conoscerti… bisogna però darsi il tempo di farlo, di metabolizzare sia le cose belle che quelle brutte!
Ammetto che in certi momenti ho anche pensato di mollare, mi ha sempre aiutato il fatto che mi piaceva tantissimo quello che facevo.

E di cosa ti sei occupata?
Di un progetto educativo, che cerca di affrontare l’educazione a 360 gradi, per migliorare le condizioni di vita di bambini e famiglie dei quartieri più poveri della capitale Antananarivo.
Ho aiutato in diversi aspetti del progetto: logistica, organizzazione delle formazioni e degli eventi, raccolta dati, ecc…
La mia collega diceva che ho preso 1.000 master: in contabilità, chauffeur (autista), aggiustare le cose… master in pazienza! Ho imparato tanto, ho avuto la fortuna di toccare un po’ tutti gli aspetti del progetto e lavorare con tutti i colleghi.

La difficoltà più grossa?
Da un punto di vista professionale, soprattutto all’inizio, è molto difficile mettere in discussione il tuo modo di lavorare, bisogna cercare un altro modo di trovare soluzioni, perché la tua soluzione non è più detto che sia quella giusta. Vivi la frustrazione di non servire a nulla.
Rispetto al modo di relazionarti invece hai un rapporto alla pari ma senza creare relazioni reali con i malgasci, tutto si limita perché rimani sempre il “bianco”. È stato difficile accettare che sarebbe stata un’esperienza che non mi avrebbe fatto creare relazioni con la stessa intensità di altre volte, accettare che non è un fallimento, ma solo che esistono dinamiche diverse.
Alla fine però ho capito che te lo dimostrano comunque, solo in maniera differente. Quando si è avvicinata la mia partenza, tutti mi chiedevano come mai partissi. Anche il mio collega mi ha dimostrato il suo dispiacere per la mia partenza, è stato un gesto spontaneo che mi fa fatto molto piacere e che non mi aspettavo.

Un ricordo bello che hai?
La festa per il pensionamento di Eleonore, una nostra collega.
È stata una bellissima giornata, io ero arrivata da poco e ci siamo dedicati un momento per stare tutti insieme, senza ruoli.
Abbiamo mangiato e fatto dei giochi tutti insieme a casa sua, ognuno ha portato qualcosa. Per noi, magari, giocare con i colleghi non è considerato normale, ma ho capito che in Madagascar le dinamiche dello stare insieme sono differenti.
È stata una bella giornata, di affiatamento.

Un consiglio per i nuovi ragazzi che partiranno per il Servizio Civile?
Avere pazienza con se stessi, si hanno delle aspettative e arrivi pieno di adrenalina, perché sai che hai solo un anno. Bisogna darsi il tempo di capire, non cambierai le cose, ma soprattutto cambierai te stesso.
Nel primo anno ci sono così tante cose differenti da affrontare che è meglio lanciarsi poco, per evitare di essere poco razionale e riflessivo nelle scelte che si fanno… se non hai pazienza, non puoi andare avanti nel raggiungere il tuo obiettivo.

E ora, i tuoi progetti per il futuro quali sono?
Tornerò in Madagascar, a lavorare in un centro educativo per bambini e mamme.
Un anno è stato troppo veloce, mi sono concentrata su di me per evitare di “fare danni”, questo mi ha limitato e adesso che ho trovato un equilibrio ho capito di volerlo vivere da un’altra prospettiva. Voglio tornare per essere più propositiva: è il tempo di restituire ciò che il Madagascar mi ha dato.

Grazie Martina in bocca al lupo!!

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